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Miss CookMe inviata burlesque al Taste of Roma

La nostra speciale inviata Miss CookMe è andata al Taste of Roma a intervistare “a modo suo” grandi chef e giornalisti.
Quando un dottore prescrive una ricetta bisogna seguirla alla lettera. Poche storie. Se poi a farlo è il Doctor Gourmeta e la ricetta in questione è il Taste of Roma, non resta che affilare le armi e preparare le papille gustative per un’esperienza gourmet assolutamente unica ed irripetibile. Dopo la terza edizione del Taste of Milano, quest’anno l’evento arriva anche nella capitale. Il Taste of Roma  approda nello splendido scenario dei giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica. Come una polpetta rotolo fino a destinazione. Per poco non svengo dal piacere: tra spezie e cioccolato, formaggi e tartufi, giungo nel girone romano dei golosi. Uno dopo l’altro si susseguono gli stand dei ristoranti più quotati di Roma. Ogni sosta un assaggio divino di piacere. Ho già l’acquolina. Finalmente conoscerò dal vivo i miei gastro-beniamini, come una groupie del gusto chiederò  loro un autografo sul mio strofinaccio da cucina preferito e gli strapperò qualche consiglio da usare in cucina. Purché siano piccanti. E dal sapore forte. Voglio stupire il mio uomo stanotte. Il primo chef che incontro è Matteo Torretta, del Grand Visconti Palace di Milano. Per l’occasione capitolina preparerà un risotto affumicato con zafferano e coda alla vaccinara. Lo tampino per una foto e gli chiedo a bruciapelo la sua ricetta di seduzione: un prezioso bicchierino al tiramisù preparato con caffè freddo, polvere di savoiardo, mousse di mascarpone e zabaione caldo. Da servire rigorosamente a letto, imboccando la propria metà e sancendo il rituale gustoso con un bacio. Non prima di aver bagnato le proprie labbra di cacao amaro, ovviamente.”Ah però”, penso. Da lontano intravedo “Er mago”, il “Michelangelo della pizza”, il primo vero chef della pizza al taglio: Gabriele Bonci del Pizzarium, nel quartiere Trionfale di Roma. Mi tremano le gambe dall’emozione. In più è insieme allo chef Massimiliano Sepe. L’acquolina sale dunque alle stelle. Mi faccio coraggio e chiedo loro cosa ne pensano del connubio cibo e seduzione. “Avoja!”, sbotta er mago. “Quanno me so messo co mi moje, lei aveva 21 anni io 25. Alla seconda telefonata le chiedo: che stai a fà?”. “So sola, me sto a fa n’ovetto de fettuccine”. Ho segnato immediatamente la data del matrimonio”.  Continua invece Massimiliano Sepe: “Per chiedere in sposa la mia compagna, non l’ho mica portata al circo o altrove, l’ho portata a magnà! Un bel posticino, un  camino, un buon vino, dell’ottimo cibo…e le ho dato la mazzata.” “Bene”, penso. Mai preparare fettuccine in Toscana. I miei sensi sono sempre più inebriati. Un tripudio di aromi nell’aria. Sto per svenire dal piacere e per poco non casco sul bancone dello stand dei salumi. Fortunatamente arriva in mio soccorso Davide Oltolini, critico enogastronomico e profondo esperto di analisi sensoriale degli alimenti. Per ringraziarlo gli offro del gelato alla crema e fiordilatte. Ne va ghiotto. Da purista del cibo, Davide non ama usare la cucina come arma di seduzione. Il cibo non va subordinato a nessun altro piacere della vita. E’ esso stesso protagonista. Anzi, l’apoteosi risiede in una solitaria degustazione. Al bando le tavole troppo affollate. A patto che il cibo sia di qualità. Fondamentale è degustare in maniera selettiva, come nella vita. Passo allo stand dello chef Riccardo Di Giacinto, del ristorante “All’Oro”, nel quartiere dei Parioli. Per lui la seduzione in cucina è il profumo della Amatriciana. Non potrebbe vivere senza, rivela. E se gli accenni a voglie strane e curiose in cucina, ti parla dell’ aceto. Può venirgli voglia all’improvviso, anche in piena notte. E quando succede non ha scelta. Deve assecondare immediatamente le sue papille che chiedono senza controllo un sapore forte, devastante, graffiante. A volte basta anche solo un’acciuga, ed è pronto per tornare a letto. Non so perché ma mi compare nella mia testa l’immagine di un’acciuga vestita di lustrini e tacchi a spillo. Devo aver dormito poco stanotte. Un uomo è in piena adorazione di un’enorme treccia di latte di bufala. Sto parlando di Gianluca Biscalchin, giornalista e illustratore enogastronomico. Famosissimi i ritratti stellari dei suoi chef, oltre che la sua scoppiettante simpatia. Il cibo simbolo della seduzione per lui non poteva essere altro che una “stupenda, meravigliosa, strepitosa, incredibile, grassa, colante e solitaria mozzarella di bufala casertana”. “Se non fossi arrivata tu l’avrei presa e mi sarei infilato in una stanza solo con lei. Perché è una roba che vuoi toccare con le mani e mangiarla. L’odore mi fa impazzire, quel profumo di latte che sa di materno, così viscerale”. Gianluca è anche un adepto della “scarpetta estrema”. Ma lo fa solo nell’intimità, quando è da solo. Leccando il piatto, al suono di “slap slap”. Per chiudere in bellezza voglio incontrare Cristina Bowerman, chef di  Glass Hostaria, a  Trastevere. Mi colpiscono immediatamente i suoi occhi. Vivi, luminosi e profondi come quelli di un falco. Capisco immediatamente di avere di fronte una donna forte, di carattere. Anche per lei Il cibo non deve essere usato per sedurre nessuno, se non se stessi. Un’esperienza al pari di una visita in un museo, di una serata a Teatro, di un concerto: “E’ come un rituale. Torni a casa, ti prepari un bagno caldo a lume di candela, metti su il tuo cd preferito (io adoro Stan Gets!) e prepari la cena. Un vero e proprio “dating” con se stessi, dove sperimenti nuovi sapori. E’ così che ho imparato i segreti della cucina vietnamita e asiatica in generale.” I miei sensi sono frastornati. Ho la borsa piena di gioielli e pietre preziose che non aspettano altro che essere assaporate. Invio un sms al mio uomo: “Scusami, ma stasera ho un altro appuntamento”. Metto su un pezzo dei Cure e spengo il cellulare. Foto e testi di MissCookme
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